sabato 29 marzo 2008
Sotto il Grande Cielo Judith Ivory
trama:
Lydia Bedford-Browne, figlia dell’influente visconte Wendt, a causa dell’incidente occorso alla diligenza su cui stava viaggiando, si ritrova sola nella brughiera con Sam Cody, un aitante cow-boy. Dopo l’inevitabile ritrosia iniziale, i due scoprono insieme l’attrazione e la passione. Il ritorno a Londra mette fine all’idillio, fino al giorno in cui, in visita al padre di Lydia, arriva l’ambasciatore americano...
L'eleganza, il calore, lo spirito e l'intensità dei bellissimi racconti romantici di Judith Ivory sono insuperabili. In suo romanzo trasporta il lettore in una brughiera desolata dove un’ereditiera inglese, che ama leggere di nascosto le storie di Buffalo Bill, ed un cowboy americano mezzo sbronzo, che ha appena piantato all’altare la sua promessa sposa per la seconda volta vivono un'avventura incredibile.E' un romanzo davvero piacevole e curioso, decisamente divertente e allegro anche se a volte poco probabile, ma i libri sono belli per questo perchè non sempre rispecchiano la realtà ...evadere è sempre piacevole.
domenica 23 marzo 2008
LISA KLEYPAS Ti Amerò per Sempre
Trama:
Grant Morgan, celebre investigatore di polizia, riconosce immediatamente la donna che viene ripescata dal Tamigi priva di sensi. E' Vivien Rose Duvall, la più nota cortigiana di Londra. La donna che lo ha rifiutato. Un po' per vendetta ed un po' per scoprire chi voleva ucciderla, Grant decide di portarla a casa sua. Ma al risveglio, Vivien non ricorda nulla del proprio passato. Delicata e vulnerabile, si rivela ben diversa da come Grant la ricordava...
Come sempre kleypas un nome una garanzia i suoi libri sono sempre belli e intensi nelle emozioni che ci trasmettono.I personaggi poi così umani e vicini a noi diventano quasi degli amici perchè parla di persone normali con pregi e difetti che possono sbagliare ma che sanno riscattarsi.la protagonista dopo aver subito una bella botta in testa e dopo aver perso la memoria,non si comporta da prostituta Grant uomo attraente e affascinante quando ripesca Vivien dal Tamigi comincia a pianficare la sua vendetta verso Vivien che lo aveva preso in giro nella società londinese decide si portarsela a letto e poi di scaricarla.Questo libro conferma che è una delle mie scrittrici preferite e aspetto di leggere il terzo libro della serie .E’ il primo romanzo della famosa trilogia “Bow Street Runners”, dove i protagonisti sono dei poliziotti, i migliori della Londra di fine 800,ovvero sono i precursori di Scotland Yard.Il secondo “Lady Sophia’s Lover” l'ho letto dall'inglese ed è straordinario uno dei libri in assoluto più belli che ho letto spero che l'ultimo della serie sia all'altezza delle aspettative.
giovedì 20 marzo 2008
I DOLCI DELLA TRADIZIONE PASQUALE A PALERMO
A Pasqua, dopo il periodo purificatorio della Quaresima, sulle tavole dei siciliani sfilano facendo bella mostra di sé un’infinità varietà di dolci.
I pupi cull’uova, (pani o paste dolci di proporzioni diverse e con forme di bambola, di pupattola, di prete, di mostro o altro, sopra ed entro le quali forme sono delle uova sode)sono appunto dei pani pasquali, largamente diffusi in tutta la Sicilia.
RICETTA
Ingredienti - 1 kg di farina - 300 gr di zucchero - 250 gr di strutto - 3/4 uova
Esecuzione Impastare gli ingredienti con acqua fino a raggiungere la consistenza della pasta del pane, poi formare la figura che si vuole e nel centro inserire l’uovo sodo. Decorare a piacere con granella di zucchero, glassa e fantasia. Infornare in una teglia unta fino a cottura. Le uova che si inseriscono generalmente sode, possono essere colorate di rosso, il colore della fertilità. La colorazione può essere ancora oggi rudimentalmente ottenuta mettendo a bollire le uova in un infuso ottenuto da una speciale radice, la rùggia. Più frequentemente si usa strofinare sul guscio dell’uovo della carta velina resa leggermente inumidita.
I picureddi
I picureddi sono dolci a base di pasta reale, a forma di agnello con una posa classica ovvero sdraiato su un fianco, sopra un prato verde disseminato di confettini multicolori, con una banderuola rossa simile a quella che nell’iconografia sacra è in mano a San Giovanni, infilzata sul dorso". Queste forme ad agnello sono realizzate con la pasta reale detta anche Martorana, poiché furono le suore del Monastero della Martorana a tramandare l’arte di questi frutti di marzapane dalle forme e dai colori più disparati, lucidati con gomma arabica. La pasta reale altro non è che un composto realizzato con pasta di mandorle dolci, albume d’uovo e zucchero. Il nome deriva dall'arabo Mauthaban che originariamente indicava una moneta, poi un’unità di misura, quindi lo stesso contenitore del marzapane.
Bisogna innanzi tutto procurarsi le forme di gesso. Si prepara quindi la pasta reale, si spolverano le due metà della forma all’interno con un po’ di farina e si riempiono di pasta reale (nell’agrigentino soprattutto, sono famose le pecorelle di Favara). E’ usanza farcire l’interno con una pasta di pistacchi ottenuta, amalgamando sul fuoco, pistacchi pelati e tritati e zucchero in pari quantità. Si chiudono quindi le due metà della forma, poi si staccano cercando di far venir fuori la pecorella tutta intera. Normalmente la pecorella così ottenuta viene infilzata con una bandierina rossa sul dorso e sistemata in un panierino sopra un foglio verde, che funge da prato, sul quale si trovano sparpagliati confettini colorati.
LA CASSATA
Per i siciliani durante il pranzo di Pasqua consumare la cassata, nella sua versione tradizionale o in quella più moderna (cotta a forno) è quasi un obbligo. La cassata è il dolce che tutto il mondo identifica immediatamente con la pasticceria isolana. Dell’antica tradizione di questo dolce fa fede un documento del Sinodo di Mazzara del 1575, dove si legge che la cassata è uno dei dolci immancabili nelle festività. Essa sintetizza al meglio i due stili più caratteristici di Palermo: l’arabo e il barocco. Araba poiché il suo nome deriva da quas’at, casseruola. La inventarono i cuochi di corte dell’Emiro che dimorava alla Kalesa verso l’anno mille. Barocca per l’opulenza dei sapori, per i colori sontuosi, per la forma, per i ghirigori di zucchero che sembrano volute di stucco. I decori di zucchero che ricordano gli stucchi del Serpotta e la frutta candita che ha i colori degli affreschi sono nati proprio nel periodo barocco, dalla sensibilità estetica dei cuochi dei nobili e di quelli dei monasteri. La preparazione casalinga di questo dolce è teoricamente semplice, ma la bravura consiste nel sapere armonizzare gli ingredienti.
Ingredienti (per 8 persone):
1 pan di spagna, 500 g di ricotta di pecora, 250 g di zucchero a velo, vanillina, 50g di frutta candita a dadini, 100 g di cioccolato fondente, maraschino. Glassa reale, 150 g di zucchero a velo, 1 albume, essenza di pistacchio, frutta candita per decorare.
Preparazione: Tagliate il pan di spagna a fette alte 1 cm, e tenendole ben accostate ricoprite il fondo e le pareti di uno stampo rotondo che avrete prima foderato con carta oleata o pellicola per alimenti. Preparate il ripieno: setacciate la ricotta, unite lo zucchero a velo, la vanillina, il cioccolato a pezzettini, i canditi e un po'di maraschino. Amalgamate molto bene, fino ad ottenere una crema omogenea. Versate la crema di ricotta nello stampo foderato con il pan di spagna, livellandola con la spatola. Ricoprite chiudendo bene con altre fette di pan di spagna e conservate in frigo almeno 2 ore affinchè la crema si rapprenda. Dopodichè preparate la ghiaccia reale: battete leggermente l'albume e aggiungete lo zucchero, poco alla volta, passandolo al setaccio, finchè è abbastanza solido, aggiungendo anche l'essenza di pistacchio. Capovolgete lo stampo e sformate la cassata su di un piatto da portata e ricopritela con la ghiaccia reale.Decorate a piacimento con la frutta candita.
I CANNOLI
Quanto ai cannoli, tipici un tempo del Carnevale, sono assieme alla cassata i dolci che più di tutti identificano la tradizione pasticcera siciliana anche nel periodo pasquale. La loro forma ha suggerito ad un religioso del XVII° secolo la definizione di “scettru di ogni re e Virga di Moisè”. La ricetta è originaria di Palermo. La “scoccia” ovvero la parte esterna, ottenuta friggendo un impasto a base di farina e zucchero, è comune a molti dolci tipici del Carnevale, detti chiacchere o cenci, a secondo della forma. Il ripieno di crema di ricotta fresca è l’ingrediente principe dei dolci del capoluogo. Infatti, la caratteristica ricotta prodotta con latte di pecora nella provincia di Palermo ha un sapore e un profumo inimitabile, che raggiungono l’acume in primavera, quando l’erba nuova, tenera e profumata, dà pascoli migliori.
vediamo insieme passo passo come riuscire a preparare i cannoli a casa nostra senza troppa fatica:
ngredienti: 300 grammi di farina bianca; 30 grammi di burro; 30 grammi di zucchero semolato; 30 grammi di pistacchi; 400 grammi di ricotta; 200 grammi di zucchero a velo; 100 grammi di arancio, cedro, zucca di candita; 50 grammi di cioccolato fondente; 1 uovo; marsala secco, vino secco; strutto per olio per friggere; cannella in polvere; sale.
Procedimento:
Per iniziare dovete mescolare la farina con il tuorlo d’uovo ed aggiungere pian piano lo zucchero, il burro sciolto, un poco di sale, vino oppure del marsala secchi, necessario per rendere l’impasto morbido e liscio.
Dopo dovete coprire l’impasto e lasciarlo riposare per due ore in un contenitore. Nel mentre l’impasto riposa passate la ricotta al setaccio e successivamente con un mestolo di legno lavoratela aggiungendo lo zucchero a velo fino a renderla cremosa.
Aggiungete poi la frutta candita affettata in pezzettini, il pistacchio tritato grosso, il cioccolato fondente a pezzetti e mescolate di nuovo il tutto.
Riprendete dunque la pasta dopo il periodo di riposo, spianatela abbastanza sottile con un matterello e tagliatela in quadrati di una decina di centimetri di lato. Spennellate questi quadrati con dell’albume d’uovo sbattuto ed avvolgeteli poi su degli utensili di forma tubolare o stampi metallici della stessa forma.
In una padella mettete dell’olio aggiungendo qualche pezzetto di strutto e friggete per bene l’impasto.
Appena vedete che diventano dorati e croccanti toglieteli e poi disponeteli sopra della carta assorbente così da far colare via l’olio in eccesso, dunque lasciateli raffreddare per poi toglierli dagli stampi metallici e riempiteli con la ricotta che avete precedentemente preparato. Come tocco finale spargeteli di zucchero a velo e di cannella in polvere. Et voilà, i vostri cannoli alla siciliana sono pronti per essere serviti in tavola, facendo la felicità di tutti quanti!
”Pupi di zuccaru”
sono statuine composte da impasto zuccherino, colorate a mano in maniera vivace e spesso adornate con lustrini.
Sono espressione della cultura francese e ripropongono i personaggi della Chanson de Roland, come Orlando, Angelica, Rinaldo, ecc. Vengono chiamati anche pupi a cena o pupaccena, per una leggenda che narra di un nobile arabo caduto in miseria, che li offrì ai suoi ospiti per sopperire alla mancanza di cibo prelibato.In epoca più recente si sono aggiunte figure riconducibili al mondo dello sport e ai cartoni animati giapponesi.
Ingredienti:
Zucchero
Colori vegetali
Stampi
Fate sciogliere lo zucchero in un pentolino a fuoco basso, stando attente a non farlo diventare di colore bruno. Versare lo zucchero nelle forme che avete scelto e fatelo cristallizzare. Colorate con i colori vegetali.
mercoledì 19 marzo 2008
FANTASIA PALERMITANA
IL CARRETTO SICILIANO
"Affacciati bedda, ca sugnu vinutu, cu li suspiri toi m'ai chiamatu"
Il carretto siciliano, simbolo popolare oltre ai pupi siciliani, nasce circa un secolo fa come strumento di lavoro e se ne ebbe maggiore utilizzo con lo sviluppo del sistema viario della città verso i campi e viceversa.
La sua struttura è semplice: è un veicolo a due ruote, senza molle, trainato da un solo animale quindi destinato al trasporto di carichi non eccessivamente pesanti.
Nei pannelli che ornano le fiancate dei carretti, sono un classico esempio di quella pittura artigiana realizzata sul legno raffigurando dei personaggi appartenenti alla tradizione cavalleresca "dei Paladini di Francia", alla mitologia, alla storia, alla cronaca, alla letteratura oppure raffigurazioni di soggetti di fantasia; queste
raffigurazioni, nei pannelli laterali dei carretti, erano anche un mezzo per sintetizzare, fatti di storia, notizie di cronaca, ecc.; dal momento che in quell'epoca molti non sapevano ne leggere e ne scrivere.
oggi la fantasia dei palermitani ha trasformato gli odierni mezzi di trasporto adattandoli alle antiche tradizioni dando sfogo all'estro e alla fantasia.
martedì 18 marzo 2008
I FILM PIU' BELLI
QUESTO FILM IO E MIA FIGLIA DANIELA LO ABBIAMO VISTO UNA DOZZINA DI VOLTE MA ANCORA ADESSO NON RIUSCIAMO A NON PIANGERE E VI ASSICURO CHE E' PER NOI UN DIVERTIMENTO E UNO SFOGO POTER PIANGERE IN SANTA PACE SENZA UOMINI NEI DINTORNI CHE CI PRENDANO IN GIRO.E' UN FILM DEL 1993 CON MICHAEL KEATON E NICOLE KIDMAN.
Trama:
Robert ha una vita serena e felice grazie ad una moglie incantevole, Gail, e ad un lavoro che lo soddisfa pienamente. Con immensa gioia, la giovane coppia viene allietata dalla notizia dell'attesa del loro primo figlio. Purtroppo, Bob scopre di avere un male incurabile che gli lascia pochi mesi di vita. Nella lotta contro il tempo, Bob cerca di escogitare un modo affinché suo figlio possa un giorno conoscere il padre defunto. Decide di realizzare un film sulla sua vita. La preparazione del filmino rappresenta per Bob un momento di riflessione in cui ripercorrere il proprio passato e scoprire la propria vera identità...
lunedì 17 marzo 2008
PALERMO LA MIA CITTA'
Palermo è il capoluogo della Sicilia e quinta città d’Italia. Posta al centro del Mediterraneo, culla delle più antiche civiltà, la città è stata da sempre crocevia di culture fra Oriente e Occidente. Luogo strategico di transito, scalo privilegiato di traffici mercantili e commerciali, approdo di popoli di razze, lingue e religioni diverse, Palermo ha affascinato visitatori e stranieri per la sua felicissima posizione, la mitezza del clima e la bellezza dei luoghi. Anche per questo, innumerevoli sono state, nei secoli, le dominazioni subite.
Non sono molte, nel mondo, le città che, come Palermo, hanno conservato tante testimonianze della cultura dei conquistatori: dai Romani ai Bizantini, dagli Arabi ai Normanni, dagli Svevi ai Francesi, dagli Spagnoli agli Austriaci, tutti hanno lasciato l’inconfondibile traccia della loro permanenza; e quasi sempre si tratta di testimonianze di straordinario valore, in quanto la confluenza di forme e stili, dal Nord Europa all’Africa, dal Medioevo al Barocco, ha spesso dato vita ad originalissime creazioni artistiche, architettoniche e decorative.
Ed è questa l’altra particolarità di Palermo: che, nonostante la commistione di culture, la città ha conservato la sua identità. Un’identità di città capitale che in ogni tempo ha saputo coniugare il meglio delle altre genti con la propria vocazione di libertà.
Per farvi conoscere la Palermo che mi appartiene vi faccio vedere degli angoli un pò particolari.Innanzi tutto bisogna ricordare che per i palermitani fondamentale è il santuario con la tomba di Santa Rosalia, posto a 430 metri s.l.m., fu eretto nel 1625 su di una massiccia scalinata.E' composto da una parte dedicata a chiesa ed una a convento.La facciata del seicento è addossata alla roccia.La chiesa è stata ricavata dalla grotta, profonda circa 25 metri e larga non più di 10, ove con molta probabilità furono ritrovate le reliquie della "Santuzza" come viene familiarmente chiamata Santa Rosalia dai Palermitani.
"U festinu" il festino
Rosalia era la figlia del duca Sinibaldo di Quisquina e delle Rose. Alla morte di Ruggero II, ella chiese e ottenne il permesso di vivere da eremita in una grotta sul Monte Quisquina, dove trascorse dodici anni della sua vita. Successivamente si trasferii in una grotta sul monte Pellegrino, a Palermo, dove visse fino alla morte avvenuta, secondo la tradizione, il 4 settembre del 1160.il suo culto si collega ad un evento particolare occorso alla città in occasione di una pestilenza. Nonostante le intense preghiere della cittadinanza e le processioni, le quattro sante compatrone di allora - santa Cristina, santa Ninfa, sant'Oliva e sant'Agata - non erano riuscite a fermare l'epidemia. Il miracolo fu invece attribuito alle reliquie di santa Rosalia le quali, portate in processione, riuscirono ad impedire l'ulteriore diffondersi del morbo.La leggenda narra che un giorno, sul monte Pellegrino, Rosalia apparve ad un cacciatore smarritosi a causa di un forte temporale. In dialetto palermitano la santa gli avrebbe detto di avvertire il vescovo di Palermo che in una caverna, dove ella era vissuta da eremita, vi erano le sue ossa. Inoltre gli predisse che sarebbe morto di peste. Il cacciatore, un tale Vincenzo Bonello, terrorizzato parlò solo in punto di morte. Il vescovo di allora, cardinale Doria, si recò subito nel luogo indicato dalla santa e, ritrovate le ossa, le mise dentro un sacco. Poi in processione solenne e tra i fiori, candele accese e canti, esse furono portate in città. Dal 1624, ogni anno dal 9 al 15 luglio Palermo festeggia la patrona, la santuzza, cosi chiamata affettuosamente dai devoti, con un festino che dura sette giorni, mentre il 4 settembre, dies natali, giorno di nascita della santa, ha luogo il pellegrinaggio alla grotta del monte Pellegrino, dove è stato edificato il santuario, e alla cappella della cattedrale di Palermo, in cui è custodita la statua della santa.
Molti affermano che con il carro trionfale i palermitani insieme alla gloria della Santa vogliono riaffermare la gloria della propria città un tempo capitale del mondo. Certo è che,. soprattutto in questi ultimi anni, il Carro è metafora della voglia della città di trionfare sui propri mali così come la sua "Santuzza" lo fece sulla peste.
I MERCATI DI PALERMO
Vucciria,capo, ballarò e borgo vecchio sono gli antichi 4 mercati di Palermo.Sono caratteristici da visitare sono rimasti quasi immutati nel tempo,c'è la stessa atmosfera lo stesso profumo gli stessi colori che offrivano al mercante arabo del X secolo.Non ci sono insegne luminose ma grandi lampade non cartellini con i prezzi ma bastoncini con pezzi di carta scritti a mano. Il sottofondo musicale è rappresentatato dai venditori che abbanniano la loro merce.Il profumo degli alimenti e delle spezie si mescola agli aromi delle panelle e delle stigghiola oa quello del pane appena cotto e dei biscotti.
domenica 16 marzo 2008
Il Fagiolo Badda di Polizzi
La buccia sottile, la resistenza alla cottura, l’alta digeribilità, il sapore di eccezionale raffinatezza, rappresentano parametri commerciali di eccellenza.
Ingredienti per quattro persone:
500 gr. di fagioli secchi
500 gr. di farina di grano duro
Un mazzetto di finocchietti selvatici
Olio e sale.
Impastate la farina con acqua e un po’ di sale, lavoratela bene fino a quando si stacca dalle mani e stendetela con il matterello. Fatene delle sfoglie che disporrete ad asciugare su una tovaglia per circa 2 ore. Trascorso questo tempo, piegate le sfoglie e tagliatele a strisce di ½ cm. circa; mettetele poi ad asciugare in una cesta di vimini.
La sera precedente lavate 3 o 4 volte i fagioli e metteteli in abbondante acqua per tutta la notte. La mattina fateli cuocere per circa 3 ore, a fuoco lento, nella stessa acqua, insieme ai finocchietti lavati e tagliati a pezzetti e un pizzico di sale. Lessate poi le tagliatelle in abbondante acqua salata e, a cottura ultimata, condite i fagioli, aggiungete olio crudo e servite.
Fasoli chi finucchieddi
Ingredienti per quattro persone:
400 gr. di fagioli secchi
300 gr. di cotenna di maiale
Un mazzetto di finocchietti selvatici
Olio, sale e peperoncino.
Mettere i fagioli in acqua tiepida la sera precedente: il giorno dopo fateli cuocere per circa due ore insieme alle cotenne. Un po’ prima che si ultimi la cottura, aggiungete i finocchietti tagliati a pezzetti. A cottura ultimata condite con olio, sale e peperoncino a piacere.
POLIZZI GENEROSA
Quando Polizzi Generosa è avvolta dal basso dalle nubi sembra fluttuare, come un regno fiabesco, tra terra e cielo; in realtà è un fenomeno naturale - gli abitanti del paese lo chiamano maretta - ma osservando il paese da lontano dopo aver percorso le sue viuzze, è facile indugiare nella sua magia e convincersi che davvero il paese sia sospeso nello spazio e nel tempo. E' a piedi che si apprezza Polizzi Generosa: vicoli, stradine e scalinate tortuose uniscono in un dedalo intricato e affascinante le due vie principali. Paese madonita di origini molto antiche ha ancor oggi origini misteriose : per alcuni è l'antica Atene siciliana, per altri il suo nome deriva dagli Dei Palici , figli della ninfa Thalia, da cui prende il nome la sorgente Naftolia. Città di origini oscure, occupa un ruolo rilevante nella lotta per scacciare gli Arabi: Ruggero II si arrocca nel castello da lui fatto edificare per preparare la difesa contro gli "infedeli". Sotto Federico II, impressionato dall'ottima accoglienza ricevuta, la città viene effigiata del titolo di Generosa. La visita può iniziare proprio dalla azza dove si trovano ancora i ruderi del castello, il punto più alto della città (917 m).
il Museo Ambientalistico Madonita. Attraverso la ricostruzione di diversi habitat naturali (gli animali impagliati sono tutti esemplari morti naturalmente o per bracconaggio) si compie una sorta di escursione verso le alte vette, a partire dall'ambiente acquatico (fauna e flora del fiume com'era fino a 30-40 anni fa) ed incontrando man mano il bosco, la faggeta (1300-1800 m), la fauna di media e alta montagna con gli avvoltoi (tra cui il grifone, scomparso negli anni '20) e l'Aquila Reale. Scendendo lungo via Roma si incontrano Palazzo Gagliardo (XVI-XVII sec) e, di fronte, la Chiesa Madre il cui aspetto attuale risale al XIX sec., ma che consegna alcuni elementi dell'edificio tre-quattrocentesco (il portico ed un arco ogivale). All'interno sono conservate numerose opere d'arte tra le quali un trittico fiammingo (presbiterio) e, lungo la navata destra, la bella Madonna del Rosario di Giuseppe Salerno, uno dei due Zoppi di Gangi (si veda GANCI).
venerdì 14 marzo 2008
LA TRILOGIA DELLA COLLANA di KAT MARTIN
PERLE E DIAMANTI
Inghilterra - Francia, 1804
Due sorelle in fuga
Un aristocratico libertino
Un gioiello legato a un'oscura profezia
Victoria Temple Whiting non ha mai prestato fede alla leggenda legata alla splendida collana che da tempo appartiene alla sua famiglia, e non crede affatto che da quell'antico gioiello possa dipendere il suo destino. Così, costretta ad andarsene di casa insieme alla bellissima sorella per sottrarla alle moleste attenzioni del patrigno, non esita a rubare il prezioso cimelio per finanziare la loro fuga a Londra, dove spera di trovare lavoro come istitutrice presso una nobile famiglia. Ben presto però la sfortuna inizia ad accanirsi sulle due giovani, che alla fine, per non finire su una strada, si rassegnano a fare le domestiche nella casa di un giovane conte: l'affascinante e assai chiacchierato Cordell Easton. Un'intensa storia di intrigo e passione, nella sfavillante cornice della Londra di inizio Ottocento.
Il libro è il primo della trilogia della collana.
Cordell è tormentato per la prigionia del cugino amato come un fratello e preso completamente dal lavoro, l'arrivo delle 2 sorelle è un toccasana per la sua anima,dapprima cerca di avere come amante la biondissima sorella di Tory ma poi viene catturato dal suo fascino e presto la logica conclusione della loro attrazione li porta ad essere amanti.quando scopre che è di nobili origini il suo senso dell'onore lo spinge a sposarla,negando a se stesso l'amore che è sorto fra loro. deliziosa la storia marginale della sorella che scopre a poco a poco l'amore e i tormenti di Grace che conosceremo meglio nel secondo libro ,veramente bello.
LA COLLANA DELLA SPOSA
Inghilterra, 1805
Tornato in patria dopo una rocambolesca fuga dalle carceri francesi, Ethan Sharpe ha giurato di vendicarsi di Harmon Jeffries, Visconte di Forsythe, l'individuo che ritiene responsabile di aver venduto lui e i suoi uomini al nemico. E quando il nobile sfugge alla giustizia grazie all'aiuto di Grace Chastain, Ethan, credendola l'amante del visconte, decide di rapire la giovane donna e di sedurla per estorcerle informazioni utili a scoprire il nascondiglio del traditore. Di fronte al brutale trattamento di cui è vittima, Grace comincia a credere che la preziosa Collana della Sposa, donatale dalla cara amica Tory, sia davvero maledetta come vuole la leggenda. I suoi timori si riveleranno però infondati e la sua forza d'animo, unita a una non comune bellezza, metterà a dura prova i propositi di Ethan.
Della saga questo è forse il mio preferito sarà per la natura piratesca di Ethan ma ho trovato la sua storia tormentata e struggente.Grace è un'eroina coraggiosa che riesce anche con tutto l'amore che prova per il marito a conservare una saldezza di principi e un amore per il padre che la rendono estremamente umana.
LA COLLANA DELLA DUCHESSA
Inghilterra, 1806
Quando Rafael Saunders, Duca di Sheffield, si ritrova di fronte Danielle Duval, la fidanzata che aveva amato alla follia e che però l'aveva tradito a pochi giorni dalle nozze, il sentimento che credeva ormai spento da tempo torna prepotentemente alla ribalta. Non riuscendo a togliersela dalla testa, Rafe si presenta a un ricevimento a cui è invitata anche la giovane, e quando riesce a parlarle, per l'ennesima volta lei gli riconferma con orgoglio la propria innocenza. Il dubbio si insinua allora nella mente dell'affascinante duca, ma quando finalmente la verità viene a galla, Danielle è già a bordo di un piroscafo diretto in America, dove ha deciso di iniziare una nuova vita. E a quel punto Rafe non può fare altro che inseguirla, affidandosi alla collana che già ha portato fortuna ai suoi amici.
la storia di Rafe e Danielle è appassionante e umana nello stesso tempo le loro vicissitudini li rendono vicini a noi nelle loro debolezze e nella profonda umanità che spira da loro tutti i personaggi secondari sono ben evidenziati e le loro personali storie appassionano ugualmente senza per questo distogliere l'attenzione e l'apprensione per i protagonisti,una delle scene che più mi è rimasta nel cuore è il pianto liberatorio di Danielle quando finalmente lui scopre il suo segreto.consigliatissimi come lettura.
mercoledì 12 marzo 2008
U SFINCIUNI PARTE SECONDA
sabato 8 marzo 2008
SFOGGHIU o sfoglio delle madonie
SFUAGGHIU
(Sfoglio)
pasta 1 Kg. di farina 350 gr. di sugna 350 gr. di zucchero 50 gr. di zucchero a velo 10 tuorli d'uova ripieno1 Kg. di formaggio fresco (tuma) 600 gr. di zucchero 25 gr. di cannella 10 albumi d'uova 50 gr. di zuccata cioccolato fondente a piacere
ripieno:
Grattugiate il formaggio, aggiungete gli albumi d'uova sbattuti con lo zucchero, la cannella, il cioccolato e la zuccata tagliata a pezzetti; amalgamate bene il tutto e ponete da parte.
Pasta:
Disponete la farina a conca, aggiungetevi la sugna e impastate bene con le mani, unitevi lo zucchero e i tuorli d'uova. Lavorate bene la pasta e, se dovesse risultare dura, mettete poca acqua. Spianate e fate una sfoglia di un centimetro di spessore e con essa foderate il fondo e le pareti di una teglia unta di sugna e infarinata. Versatevi il ripieno (non troppo alto perché nel forno gonfia), ricoprite con un'altra sfoglia, chiudete bene i bordi e infornate a calore vivo per circa 1 ora.
Quando è pronto cospargetevi lo zucchero a velo e lasciate raffreddare per un giorno intero.
mercoledì 5 marzo 2008
SFINCIONE PALERMITANO
KI VU FAZZU BEEEEDDU ... KI CIAVURUUUUUU
U SPINCIUNELLO U SPINCIUNE' ......
UARA U SPUINAVO...
SCARSO R'OGGHIU E KINO I PRUVULAZZU
KI VU FAZZU BEEEEDDU... KI CIAAAAVURUUUUU
TRADUZIONE: Come ve lo cucino bello... che odore che fa
lo sfincionello, lo sfincionello
sfornato testé adesso
con poco olio e pieno di "polverone" (la parola pruvulazzu letteralmente significa polvere, sporcizia, ma nel suo caso si intende ricco di condimento)
etc etc....
Per la pasta: 500 g di farina 00, 25 g di lievito di birra, 260 g di acqua, 1/2 limone,4 cucchiai di olio,1 cucchiaino di zucchero, pepe, sale.
Per il condimento: 500 g di pomodori rossi maturi,1 cucchiaio di concentrato di pomodoro, 200 g di cipolle, 50 g di pecorino grattugiato, 100 g di primo sale siciliano (in mancanza altro pecorino fresco saporito), carciofi sottili sott’olio,4 sarde salate, 50 g di pane grattugiato,origano,olio extravergine di oliva,pepe,sale.Sciogliete il lievito nell'acqua tiepida assieme a un cucchiaino di zucchero,mescolate bene con una forchetta e aspettate che la soluzione diventi schiumosa. Fate la fontana di farina e mettete nel cratere la soluzione di acqua e lievito. Incorporate il liquido alla farina,salate con moderazione e impastate a lungo. Lasciate lievitare l'impasto coperto con un canovaccio per tre ore. Nel frattempo preparate quanto occorre per il condimento: tuffate i pomodori in acqua bollente per mezzo minuto, pelateli e tritateli. Affettate sottilmente le cipolle e fatele appassire in due cucchiai di olio. Unite i pomodori,il concentrato di pomodoro,il sale,il pepe e fate cuocere per venti minuti a fuoco dolce aggiungendo la poca acqua che occorre. Tostate il pane grattugiato in una padella con qualche goccia di olio finché non é dorato. Tagliate il primo sale a dadini e mettetelo a bagno in acqua fredda. Deliscate le sarde salate e spezzettatele a tocchetti. Emulsionate a caldo il succo di mezzo limone con 4 cucchiai di olio di oliva,fate un cratere nella pasta lievitata e incorporatevi l'emulsione di limone e olio e il pecorino grattugiato. Impastate bene e spianate la pasta in una teglia unta con 3 cucchiai di olio di oliva. Per avere uno sfincione della giusta altezza le dimensioni della teglia,con 500 g di farina, devono essere di circa 30 cm x 25 cm; i bordi devono essere alti almeno 6 cm,per dare modo alla pasta,alta 3 cm,di raddoppiare in lievitazione. Con la punta delle dita praticate delle fossette sulla pasta fino a toccare la base della teglia,poi ricoprite con la metà del sugo di pomodoro e cipolla. Fate lievitare per altre 3 ore e poi infornate a 200° in forno preriscaldato per 20 minuti. Quindi sfornate e distribuite velocemente su tutta la superficie il resto del sugo,i dadini di primosale e le sarde. Spolverate con origano e ricoprite con il pane grattugiato tostato. Bucherellate la superficie con la forchetta,irrorate con olio a filo e infornate per altri 20 minuti a 180°. Lo sfincione va gustato freddo.
martedì 4 marzo 2008
*LEZIONI PER GIOVANI SPOSI*di VICTORIA ALEXANDER
Inghilterra 1819
La vivace Marianne ha ceduto al corteggiamento del marchese di Helmsey, ma non intende rinunciare alla propria indipendenza. Come trovare un accordo?
Thomas Effington, marchese di Helmsley, ha la ferma intenzione di sposarsi per tramandare il titolo. Un amico cerca di convincerlo a scegliere una moglie fra le 3 sorelle del cognato, ospiti in quei giorni nelle sue proprietà. Ma i matrimoni d’amore non avvengono così….ed è proprio Marianne, la maggiore delle 3 sorelle, a insegnarlo al marchese. Che si rivelerà uno studente modello…..
Il patto di aiutarsi vicendevolmente è delizioso lei lo aiuterà con lezioni di poesia e lui con lezioni di vita, ma il gioco velocemente sfugge di mano ai protagonisti e lui che vuole conquistarla le prova tutte finendo in situazioni esilaranti e impossibili,il lieto fine è d'obbligo ma arrivarci attraverso avventure e piani progettati dal protagonista che miseramente falliscono vi faranno volare il tempo.Questo brioso libro mi ha aiutato a trascorrere diverse ore ridendo e ghignando come non mi capitava da tanto ,i miei mi guardavano con sufficienza sentendomi ridacchiare alle battute di Marianne e Thomas e ribadisco che erano anni che non mi divertivo tanto a leggere un libro.In questi ultimi tempi ho letto libri di un certo spessore molto più intensi e drammatici ma mi ha fatto bene trovarmi a leggere qualcosa di veramente leggero e simpatico.